L’ortodonzia è una branca specialistica dell’odontoiatria, che si occupa di risolvere o prevenire le patologie connesse al posizionamento errato delle arcate dentarie e dell’ossatura mandibolare.

Le principali patologie ortodontiche sono quelle connesse alla malocclusione, ossia un’errata chiusura delle arcate dentarie, causata da uno scorretto allineamento dei denti o da una deviazione dell’articolazione temporo-mandibolare.
La malocclusione può provocare disarmonie scheletriche consistenti, che possono portare ad un aspetto sgradevole del viso e della dentatura, ma anche a problematiche non di natura esclusivamente estetica: l’eccessiva pressione su alcuni denti può provocarne il rapido logoramento, possono presentarsi problemi masticatori, difficoltà nel linguaggio, e diverse patologie muscolo-scheletriche e neurologiche connesse, quali cefalea tensiva, torcicollo, mal di schiena e insonnia.

La malocclusione è suddivisa in classi e divisioni a seconda della gravità e alla posizione relativa di alcuni specifici denti, ma anche in relazione all’inclinazione della mandibola (retrusione o protrusione mandibolare, crossbite, difetti del morso etc.). Può essere inoltre causa di bruxismo, ossia il digrignamento dei denti notturno, dovuto all’involontaria contrazione dei muscoli masticatori che peggiora le patologie dovute alla malaocclusione, sia a carico della dentatura che dell’apparato muscolo-scheletrico.

La terapia ortodontica è preferibilmente di tipo preventivo, e prevede interventi di tipo funzionali, come esercizi volti a rilassare la muscolatura o a correggere atteggiamenti errati durante la masticazione; meccanici, attraverso l’applicazione di opportuni apparecchi ortodontici; o quando nessun altro tipo di approccio sia stato efficace, anche chirurgici.

Gli apparecchi usati in ortodonzia si differenziano per il tipo di appoggio con cui sono fissati, che può essere extraorale, ossia costituiti da elastici agganciati tramite gaffe, a dei tiranti di tela appoggiati al cranio, alveolo-dentario, costituiti da placche metalliche o plastiche regolabili, e dentario, fissati ai denti tramite anelli metallici connessi da fili.

Gli apparecchi si distinguono poi in mobili, ossia rimuovibili dallo stesso paziente che li applica solo durante la notte, e generalmente usati per la prima fase del trattamento, o per trattamenti preventivi di breve durata, e fissi costituiti da placche di plastica o ceramica tenute ancorate da ritentori, e fabbricati appositamente dal tecnico, pertanto applicabili e rimuovibili solo all’interno dello studio dentistico. Attualmente per minimizzare l’impatto estetico negativo, si preferiscono gli apparecchi totalmente intraorali, in particolare quelli detti invisibili perché composti da materiali trasparenti, e gli espansori palatali che allargano il palato creando spazio tra i denti affollati.
Successivamente all’intervento di correzione della patologia, si utilizza una seconda serie di apparecchi detti di contenzione, generalmente composti da fili metallici applicati dietro i denti, e quindi meno visibili, la cui funzione è quella di stabilizzare i denti nelle nuove posizioni impedendo loro di tornare nella posizione originale.

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